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«Questo suo libro bellissimo e amaro io lo attendevo. Non perché sapessi che lei ci stesse lavorando, ma perché, rileggendo di recente dopo molti anni, e alla luce delle tragiche esperienze dei nostri tempi, “La libertà religiosa”, mi sono reso conto che l’idealistico ed ottimistico quadro che quel libro illustra non sia che la faccia lucente di una medaglia con un assai fosco rovescio. La Storia “non” è tutta storia della Libertà ma piuttosto del suo contrario, se vogliamo parafrasare quella famosa proposizione incantatoria. Ed è appunto questo fosco rovescio che il suo libro impietoso ci mostra.
Come una filigrana che sottende in un foglio tutta la scrittura senza alterarne i caratteri, scorgo nel suo scritto un costante impegno politico (dico impegno e non pregiudizio) che rende più penetranti e più attuali le sue analisi e le sue interpretazioni. Apprezzo altresì in lei un equilibrio, raro tra i cultori dei nostri studi, tra lo storico e il giurista, che le permette di inquadrare i fatti entro i parametri etici e giuridici del loro tempo (penso tra l’altro e soprattutto al “sospetto”) mettendone in luce la coerenza, direi così, strutturale, senza né giustificazione né condanna».

Da una lettera scritta all’autore da Edoardo Ruffini (1901 -1983), storico del diritto italiano. Nel 1931 fu dimesso dalla cattedra universitaria essendosi rifiutato di presentare giuramento di fedeltà al regime fascista. Fu reintegrato nell’insegnamento nel 1944.

Italo Mereu è titolare della cattedra di Storia del diritto italiano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara. La prima edizione della “Storia dell’intolleranza” è stata pubblicata da Mondadori nel 1979.

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