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 Unità politica e pluralità nella Staatslehre novecentesca da Carl Schmitt a Joseph H. Kaiser

Il distacco fra rappresentanti e rappresentati, la sfiducia diffusa nei confronti del ceto politico, la crescente disaffezione al voto e, più in generale, una scarsa partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini sono alcuni fra i sintomi più appariscenti della carenza di legittimazione che caratterizza la forma-Stato. Non è un caso che da almeno un secolo se ne denunci la crisi e se ne annunci il superamento. Il presente volume, attraverso l’approfondimento del pensiero di alcuni autori cruciali della Staatslehre novecentesca (Schmitt, Kelsen, Smend, Heller, Leibholz, Kaiser e altri), propone di riconoscere la causa strutturale di quei fenomeni e dunque il tratto inesorabilmente precario dell’ordine politico nel meccanismo autorizzativo-rappresentativo che lo produce. Questo meccanismo infatti, nel momento in cui individua il popolo come unico titolare della sovranità, sembra escludere tanto i singoli quanto le parti organizzate dall’effettivo esercizio di tale potere.

 

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